è sbagliato uccidere?

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  1. PolloSpaziale
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    Che figo! Ho sempre desiderato rispondere a 'sta domanda! Scriverò tantissimo ma poi basta.

    Non fraintendetemi... Ma, dal punto di vista fisico, una, due, dieci, cento, mille, milioni di vite che anche vaporizzassero all'istante non alterano l'economia globale dell'universo. Questa consapevolezza non piace a nessuno perchè la vita intelligente (in questo caso quella umana) è estremamente sopravvalutata per pregiudizio innato nel nostro essere. Inoltre domandarsi se tale pregiudizio sia giusto o sbagliato è anch'esso un errore dovuto alla tendenza umana di voler razionalizzare tutto, siamo portati a farlo per selezione naturale ma non è detto che sia effettivamente un vantaggio.

    Ora, per rispondere all'annosa domanda "è giusto uccidere?" bisogna in realtà capire perchè "è preferibile non uccidere?". Ogni persona, se vuole, ha i mezzi pratici per farne fuori un'altra... E' un dato di fatto. Allora perchè è stato stabilito che "non uccidere" era meglio di "lasciare che si uccidessero tutti"? Non è una questione di morale (almeno non a priori, quella esiste solo nelle superstizioni di qualche animista) ma di calcolo utilitaristico, un calcolo che le prime comunità umane hanno dovuto fare per sopravvivere e che solo in seguito è diventata consuetudine.

    Semplicemente: una comunità ha maggiori risorse del singolo, i membri della comunità devono cooperare per farla funzionare al meglio, bisogna evitare che impulsi omicidi dei membri mettano a repentaglio la sopravvivenza della comunità, la comunità è fatta dai suoi membri, tali membri devono essere sempre tutelati anche dai membri stessi.

    Quindi uccidere/uccidersi è stata valutata come pratica non utile. I problemi sono venuti dopo... Con la concorrenza fra comunità rivali che competevano per accaparrarsi le risorse.

    Perciò: Non uccidere i tuoi compagni di comunità, ma ammazza volentieri i membri delle comunità rivali per ottenere risorse/terreno. Ovviamente la diplomazia preventiva è preferibile per non mettere a repentaglio i propri membri in battaglia.

    E poi vennero altri problemi... Con la creazione della gerarchia... Prima tribale, poi sciamanica e poi sacerdotale.

    Indi: La comunità è sottomessa al capo, i servi del capo non possono uccidersi a vicenda perchè devono servirlo e da lui dipendono. Ma: sono abilitati a uccidere i membri delle comunità rivali o i dissidenti all'interno della comunità.

    In sostanza: Uccidere è sbagliato, ma è permesso solo in guerra, per punire i criminali o quando si mette in discussione l'autorità (che sia lo stato, l'Imam o Putin).

    Ma: se uccidere è sbagliato e poi si uccide lo stesso in determinate "zone franche morali"... Non è una contraddizione?
    Ebbene: Sì.

    Inaugurando delle "zone franche moriali" queste possono essere allargate a piacere secondo le esigenze storiche. Per esempio, oggi è lecito uccidere i nemici in guerra e gli insurrezionalisti in casa, domani sarà giusto uccidere i gay, dopodomani quelli con un Q.I. più alto di una certa soglia... Oppure dato che i mafiosi hanno ammazzato Borsellino e Falcone, tutti penseranno che sia lecito che lo stato si vendichi scuoiando vivo Rina (infatti, quando il M5S aprirà una votazione sulla pena di morte, la pena di morte tornerà in Italia il giorno dopo, fidatevi!) Insomma la cosa può essere sempre aperta a interpretazioni e storpiature...

    Ora non so voi ma, anche se all'universo non gliene frega nulla se vivo o muoio, vivere è comunque un'esperienza che giudico abbastanza utile e piacevole (e so che non esite un'alternativa possibile alla vita). Quindi se la mia vita è in pericolo e l'unico modo per salvarla è uccidere... Che devo fare? Chi avrà ragione? Il me stesso che per non uccidere è morto o il me stesso che per uccidere è vivo?
    Dato che vita>morte, allora ha sicuramente ragione il secondo. Ma apriamo l'ennesima zona franca morale, ennesima contraddizione che fa saltare le ipotesi iniziali...

    Conclusioni: Non esiste un assoluto morale che ci vieti di non uccidere, si è stabilito che fosse molto più convienente non farlo. Eppure a volte ne siamo costretti. Personalmente penso che non sia il caso di ammazzare quando non sia strettamente necessario (per esempio quando lo stato decide di mettere a morte i gay perchè scritto in qualche libro o quando hitler ha fatto sterminare gli ebrei perchè gli giravano) ma chi sono io per stabilire cosa è giusto e cosa è sbagliato dato che i due concetti stessi (quelli di giusto e sbagliato) non hanno alcun riscontro in natura?

    Quindi non esiste una vera risposta. Ma dobbiamo crearne una per fare funzionare il mondo. Una possibile candidata a risposta finale potrebbe essere: l'Uomo deve uccidere il meno possibile altrimenti sono guai. Amen
     
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    tua mamma gonfia banane giganti, a mazzi da 6.

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    Se uccidi chi ha commesso un crimine, pur avendo commesso un gesto orrendo come lo stupro o l'omicidio, colui che si è macchiato di questo reato non imparerà mai nulla da questo. Semplicemente scomparirà da questo mondo e noi siamo stati i carnefici come lui lo è stato a suo tempo. Ritengo sia piu opportuno lasciare il criminale in cella a vita, forse dopo anni di carcere capirà che il suo gesto è stato sbagliato. In ogni caso penso sia meglio una morte veloce a una vita di solitudine in gabbia quindi il colpevole merita la galera senza dubbio. E comunque in casi eccezionali potrei anche essere d'accordo alla pena di morte.
     
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